Crazy Cat Café: tra note rock, fusa e i profumi di una bakery
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Ad Osaka, non appena si entra in uno dei tanti neko café del posto bisogna togliersi le scarpe e indossare gli uwabaki, un particolare tipo di pantofole giapponesi.
Chi entra può prendere un caffè, chiacchierare con gli amici, ordinare un po’ di torta e, se lo desidera, può anche mettersi a lavorare per qualche ora. Proprio come in qualsiasi altra caffetteria del mondo.
I neko café, però, hanno qualcosa di speciale e di diverso rispetto alle classiche caffetterie.
Ad esempio, al neko café di Milano, ci sono ben nove motivi per cui tutte le altre passano inevitabilmente in secondo piano.
E non è soltanto perché qui nessuno indossa uwabaki o perché ogni giorno c’è un viavai di gente che entra per gustare un delizioso brownie e per rilassarsi ordinando moroccan e tè chai.
Ogni volta che la porta si apre si sente il gran trambusto della città in fermento e quando la porta si chiude torna la quiete. E torna anche quel brusio, fatto di voci che si mescolano e che si trasformano in un suono tanto confuso quanto rassicurante, che non riesco a comprendere ma di cui non so più a fare a meno.
Il Crazy Cat Café di Milano suona il rock
Le pareti sono color verde acqua e il pavimento è coperto da un bellissimo parquet di legno massiccio.
Oltre alla luce naturale che illumina il locale, ci sono delle sfere bianche che cadono elegantemente verso giù, dal soffitto, che si accendono non appena cala la sera. Non mancano scale, divanetti, tavoli e tavolini, lavagne appese al muro e tanti angoli in cui potersi rilassare.
C’è persino un pianoforte. Ogni tanto qualcuno si siede e inizia a suonarlo. La musica sembra essere parte integrante di questo piccolo labirinto in cui a volte ci si perde volentieri per poi ritrovarsi.
Ci sono anche delle foto in bianco e nero appese al muro che testimoniano questo amore manifesto per la musica, per di più rock.
Quella parete verde acqua sembra prendere vita con Freddie Mercury, Frank Zappa e Patti Smith che stanno lì, con lo sguardo fisso davanti a sé, ad osservare la gente che ride e beve un’American Pale Ale durante l’aperitivo del venerdì sera.
E la cosa strana è che hanno tutti un gatto in braccio.
Dalla quiete altoatesina alla frenesia meneghina
Oggi, a pranzo, i tavoli erano imbanditi con taglieri di salumi e formaggi, pane appena sfornato, pancakes al salmone e gustosi bocconcini di pollo con salsa al curry e riso.
La caffetteria si riempie ogni giorno di profumi invitanti, profumi che ho scoperto soltanto una volta arrivato qui a Milano.
Gli amici mi chiamano Bowie, forse per i miei occhi color ghiaccio o, magari, per il mio spirito intraprendente e per il mio essere sempre curioso. In effetti, adoro osservare le persone che entrano, conversano e gesticolano vivacemente.
Non a caso il mio posto preferito è proprio vicino alla vetrata, perché guardare fuori mi affascina più di ogni altra cosa. Mi piace fantasticare sulle storie della gente che cammina frettolosamente per strada e immaginare da dove venga la donna con l’ombrello o dove sia diretto l’uomo con il cane.
A volte, mi chiamano anche “lo straniero”, forse perché vengo da lontano. Un tempo ero circondato dalle montagne del Trentino e, ora, mi ritrovo nel cuore pulsante di una delle città più caotiche del mondo. Mi mancano le montagne, ma sono felice di essere venuto qui.
In Trentino non avevo neppure una famiglia. Qui di famiglie, invece, ne ho ben due.
Oggi, a pranzo, i tavoli erano imbanditi con taglieri di salumi e formaggi, pane appena sfornato, pancakes al salmone e gustosi bocconcini di pollo con salsa al curry e riso.
La caffetteria si riempie ogni giorno di profumi invitanti, profumi che ho scoperto soltanto una volta arrivato qui a Milano.
Gli amici mi chiamano Bowie, forse per i miei occhi color ghiaccio o, magari, per il mio spirito intraprendente e per il mio essere sempre curioso. In effetti, adoro osservare le persone che entrano, conversano e gesticolano vivacemente.
Non a caso il mio posto preferito è proprio vicino alla vetrata, perché guardare fuori mi affascina più di ogni altra cosa. Mi piace fantasticare sulle storie della gente che cammina frettolosamente per strada e immaginare da dove venga la donna con l’ombrello o dove sia diretto l’uomo con il cane.
A volte, mi chiamano anche “lo straniero”, forse perché vengo da lontano. Un tempo ero circondato dalle montagne del Trentino e, ora, mi ritrovo nel cuore pulsante di una delle città più caotiche del mondo. Mi mancano le montagne, ma sono felice di essere venuto qui.
In Trentino non avevo neppure una famiglia. Qui di famiglie, invece, ne ho ben due.
Il Giardino fiorito dei gatti
Ho scoperto da poco che il primo neko café del mondo è nato a Tapei, in Taiwan. Il suo nome era Il giardino fiorito dei gatti. Sì, dei gatti. Non è un caso, infatti, che la parola neko significhi proprio “gatto”.
Quella caffetteria diede il via a una vera e propria tendenza mondiale. Prima ne sorsero 150 in tutto il Paese e poi toccò al primo neko café del Giappone, ad Osaka.
In Giappone, allora, era vietato tenere animali da compagnia in casa. Gli appartamenti erano così vuoti e tristi in una metropoli così convulsa e irrequieta come Osaka che il neko café rappresentò una vera ventata d’ossigeno.
È questo uno dei motivi per cui ebbero tanto successo: la compagnia dei gatti riduceva lo stress dei cittadini di Osaka, li rilassava enormemente.
Ad arrivare dal Giappone all’Europa non ci mise molto. Prima a Vienna, poi nel quartiere del Marais a Parigi e poi a Madrid, con una bizzarra Gatoteca. In Italia, dopo il MiaGola Café e il Neko Café di Torino, anche Milano doveva avere la sua caffetteria dedicata ai gatti.
E qui, di gatti ce ne sono davvero tanti.
Nessuna caffetteria del mondo è come questa
“Tiragraffi, tronchi, giochi, percorsi sui quali saltellare e scalare le pareti oltre ad un’area privata per il loro riposo, lontana da occhi umani”.
In effetti, questo labirinto di giochi non sembra fatto per gli umani. Loro mangiano ben composti sulle sedie, si riuniscono intorno a un tavolo, conversano o bevono cappuccino al ginseng sul divano.
Tutti quegli oggetti rimarrebbero inutilizzati se ci fossero soltanto loro qui.
Per fortuna, qui al Crazy Cat Café, c’è qualcuno che ama giocare. O meglio, alcuni di loro sembrano acrobati instancabili, altri preferiscono dormire per tutto il giorno e farsi coccolare.
Non so proprio come facciano a schiacciare un pisolino in questo labirinto di voci, suoni e distrazioni ricreative. E poi, dalla mattina alla sera c’è un vai e vieni di torte di mele, catshake, panini gourmet e affogatti con gelato che è impossibile rimanere indifferenti.
Neppure gli umani se la passano così male qui, sorridono sempre. Sono felici.
Sarò soltanto un gatto, ma so riconoscere un umano felice.
INFORMAZIONI SULLA STRUTTURA
INFO
- Vai al sito
- Via Napo Torriani 5 Angolo via Cappellini, 20124 Milano
- +39 02 8454 2739
- Orari: Mercoledì- Domenica: 9:00-18:00
- Dresscode: informale
MENù
- Guarda il menù
- Cucina: Americana, Bar, Italiana, Caffè
- Diete speciali: per vegetariani, opzione vegane, opzioni senza glutine
- Fascia di prezzo: € 2 - € 8
SERVIZI STRUTTURA
Servizi offerti: Café; Brunch; Pranzo; Pasticceria; Bar completo; Servizio alcolici.
Altri servizi: ambiente rilassante con gatti da coccolare, shop online, organizzazione serate ed eventi
- Buoni regalo disponibili
- Prenotazione obbligatoria
- Posti a sedere
- Accessibile in sedia a rotelle
Misure emergenza Covid-19
- Igienizzante per le mani disponibile per ospiti e personale
- Controllo regolare della temperatura per il personale
- Mascherine obbligatorie per gli ospiti nelle aree pubbliche
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