Il Dialogo nel buio e la cena dei quattro sensi

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“Voi non fate caso ai vuoti e ai pieni, giusto? 

Immaginate di camminare su un marciapiede. 

A un certo punto, accanto a voi, si apre un portone di quelli grandi grandi, uno di quei palazzi antichi. 

Voi vi girate e vedete che c’è il portone aperto, vero? 

Io, invece, sento l’aria che passa, l’apertura.”

Un percorso al buio: tutti i sensi, tranne uno

dialogo nel buio milano

Un gruppo di massimo otto persone alla volta percorre diverse tappe, accompagnato da una guida con cui poter comunicare soltanto attraverso le parole. Il percorso al buio dura un’ora e quindici minuti. 

È davvero un dialogo nel buio.

Si attraversano ambienti diversi, utilizzando esclusivamente il tatto, l’olfatto, l’udito e il gusto. È normale sentirsi disorientati, almeno all’inizio. Si sperimenta e ci si confronta con un nuovo modo muoversi nello spazio fisico.

 

Ci si imbatte in luoghi, atmosfere e oggetti già conosciuti, ma che ad ogni passo si riscoprono da una nuova e diversa prospettiva.

Così, ascoltare diventa fondamentale e lo diventa anche farsi sentire, percepire intensamente gli odori e avvertire il bisogno di toccare, quasi in modo compulsivo, tutto ciò di cui si è circondati.

Bisogna essere abili nel superare le difficoltà imposte dalla mancanza della vista ma, in fondo, è soltanto “un altro modo di vedere” il mondo che si ha intorno.

“Non occorre guardare per vedere lontano”

Entro in un corridoio stretto insieme ad altre sette persone. Siamo tutti in fila indiana. Alle nostre spalle c’è la luce che pian piano, passo dopo passo, scompare dietro di noi. 

Credo non mi sia mai mancata così tanto. 

Dentro non si sentono più neppure i rumori esterni: ci siamo soltanto noi e i nostri passi. 

Non soffro di claustrofobia, eppure inizio a sentirmi spaesata e confusa, come se mi mancasse l’aria. So esattamente dove mi trovo, ma mi sembra di non esserne più tanto certa ora che non vedo più nulla.   

Eccola improvvisamente, con un tono quasi materno e familiare, la voce di una donna. Ci rivela di essere ipovedente, ma la cosa non sembra affatto turbarla. È sicura di sé, molto più di noi che stiamo lì ad ascoltarla come bambini desiderosi di conoscere il resto della storia.  

La luce non proviene più da alcuna fonte, né da fuori né dalla flebile fiammella di una candela. Il buio ci avvolge tutti: è assoluto, quasi pesante. 

I miei compagni d’avventura staranno provando le mie stesse strane sensazioni, ne sono certa. Sento le loro voci come se potessi toccarle e la cosa mi conforta, mi rassicura, nonostante non riesca ancora a stabilire alcun contatto con loro. Non ancora.

Abbiamo udito, tatto e olfatto a guidarci, oltre ad un bastone per sapere dove mettiamo i piedi. Soltanto questo, e ci basta.

cena al buio milano

Da Francoforte a Milano: inizia il “percorso al buio”

Il primo percorso al buio è nato a Francoforte nel 1988, da un’idea di Andreas Heinecke.

A quei tempi, Heinecke faceva il giornalista per l’emittente pubblica tedesca Südwestfunk. Ancora pieno di pregiudizi, incontrò un collega giornalista non vedente che cambiò per sempre la sua visione del mondo, la percezione della realtà e l’approccio con le piccole cose della vita quotidiana.

La ricerca di nuove forme di comunicazione, l’importanza di dialogare attraverso tutti gli altri sensi e poi, un giorno, l’idea che stravolse anche la sua vita lavorativa. 

Lasciò così la Südwestfunk per dedicarsi completamente alla fondazione per non vedenti Stiftung Blindenanstalt Frankfurt, in cui iniziò a formare persone affette da cecità per insegnare loro a lavorare all’interno delle radio tedesche.

Il suo sogno era diventare imprenditore. Fondò così la Dialogue in the Dark (Dialogo nel buio), abbattendo qualsiasi barriera tra vedenti e non vedenti e dando il via a una vera e propria pandemia del progetto, con mostre e workshop in diversi continenti del mondo. 

Da Francoforte, poi, a Milano. Dal primo allestimento a Palazzo Reale nel 2002 alla mostra-percorso presso l’Istituto dei Ciechi di Milano di via Vivaio numero 7, con oltre 110 mila visitatori registrati soltanto nei primi due anni. 

Sembra di sognare a occhi chiusi

La passeggiata nel buio è già iniziata, ma d’un tratto la paura è sparita. Mi muovo attraverso un percorso ben preciso, fatto di ambienti, oggetti e ostacoli che, in un certo senso, già conosco. 

Urto una macchina parcheggiata, cammino su un marciapiede pedonale, mi muovo all’interno delle camere di una casa e poi mi ritrovo tra le bancarelle di un mercato, su una barca, dentro un giardino. 

Entrare in contatto con gli oggetti e cambiare ambiente, ascoltando prima i suoni della natura e poi i rumori del caos urbano. 

Mi sembra di vedere attraverso le mie mani e di sentire profumi a cui non avevo mai fatto caso. 

Le cose più semplici, come toccare l’erba bagnata e avvertirne l’odore, affondare la mano in un sacco pieno di chicchi di caffè e sentirne l’aroma, salire su una moto intuendone la forma e immaginandola nella mente. È tutto esaltante. 

Dialogo nel buio sembra quasi una rinascita. Mi sembra di conoscere il mondo per la seconda volta. 

cena al buio milano

Una cena sensoriale al buio

È l’ora dell’aperitivo al buio. Dopo più di un’ora, ci ritroviamo in un bar: io, la guida e il resto del gruppo. Siamo seduti attorno a un tavolo, cullati dalla musica di sottofondo e pronti a raccontarci l’un l’altro le emozioni provate durante il percorso al buio. 

È strano mangiare patatine e arachidi senza prima vederli. 

La cena al buio, però, è davvero emozionante. Attendo che arrivino i piatti del menù fisso senza sapere esattamente cosa mi aspetta. Sento nell’aria aromi e profumi invitanti, ma non riesco a intuire cosa ci sia nelle portate.  

Arriva il mio piatto e lo sfioro con le mani per assicurarmi di fare centro con la forchetta. Il primo boccone è un’esplosione dei sensi. 

Sembra di gustare i piatti di sempre da una nuova prospettiva: sicuramente migliore, più stuzzicante, più piacevole, più coinvolgente. Sembra tutto più buono, intenso, più vero. 

Prima di questa esperienza, pensavo che non vedere significasse perdersi il bello delle cose. Un po’ come vivere a metà, senza riuscire a godersi appieno la quotidianità o a condividere i momenti più piacevoli della propria vita. Mi sbagliavo. 

Avevo dimenticato l’importanza dei dettagli, quelli che non si possono vedere con gli occhi, ma soltanto attraverso tutti gli altri sensi. 

INFORMAZIONI SULLA STRUTTURA

INFO

MENù

Piatti speciali: È previsto un menu a base di carne scelta, curato da Giorgio Pellegrini della storica macelleria di via Spallanzani. Il menu comprende un antipasto, un piatto principale e un dessert. È sempre fisso e non possono essere soddisfatte eventuali richieste di piatti alternativi e diete speciali.

Vini/Birre/Bevande: Un’ampia scelta di vini selezionati da Marc Pavia di Grappoli e Luppoli.

SERVIZI STRUTTURA

Servizi offerti: Percorso sensoriale con gruppi di massimo 8 persone

Altri servizi: Teatro al buio, aperitivo, cafè noir, degustazioni ed eventi. Laboratori didattici per le scuole. Possibilità di organizzare workshop, eventi e formazione al buio per le aziende

Misure emergenza Covid-19

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