La giusta ATMosfera per una corsa sul viale dei ricordi

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Sospirava una leggera brezza nella piazza illuminata. Il riverbero delle luci sui getti d’acqua della grande fontana al centro di Piazza Castello creava giochi di luce ben più affascinanti dei lampioni cittadini, donando una certa grazia alle figure che vi passavano vicino.

Una di queste, dal passo svelto ma di certo non meno elegante delle altre, si dirigeva col capo chino verso il capolinea del tram. Nonostante l’ora, una corsa l’attendeva.

Avvolto in un impermeabile beige, con le mani ben infilate in tasca per mitigare quella brezza serale non più tanto leggera, l’elegante figura dai capelli argentei si avvicinò alla vettura ferma, circondata da una piccola folla rumoreggiante.

Erano circa le 20:30. Il mezzo era ormai pronto a partire, vista l’ordinata fila che si era appena creata dinanzi all’ingresso anteriore della vettura.

Sempre col capo chino, come per nascondere un leggero imbarazzo, l’anziano uomo in impermeabile fece un passo avanti, una volta arrivato il suo turno.

ristorante-milano-atmosfera

 

«Buonasera e benvenuto all’ATMosfera, signore. Gentilmente, potrei vedere il suo voucher?».
«Certamente! Eccoli qui…» disse, porgendogli il proprio, ma anche un secondo voucher.

«Oh… Quindi lei ha prenotato per due. Aspetta qualcuno?» gli chiese il cameriere, con aria comprensiva.

«Beh, sì! Aspetto mia moglie, ma non penso che verrà più a questo punto. È un problema?».

L’ATMosfera

Il vecchio guardò il giovane spigliato e ricambiò il suo sorriso con uno più malinconico, ma certamente sincero. Senza dire una parola, entrò all’interno della sala illuminata.

Il cameriere gli indicò tacitamente il suo posto e, mentre il signore si avvicinava al suo posto con passo lento, ma sicuro, sospirò profondamente, lasciandosi scivolare addosso quel sorriso di circostanza che soleva usare coi suoi ospiti.

Quel signore tanto composto sembrava nascondere qualcosa di più di un po’ di imbarazzo. Ma il giovane cameriere non se ne curò abbastanza da dedicargli più di qualche istante e proseguì nei preparativi per la serata.

Enzo, nel frattempo, si era tolto l’impermeabile e l’aveva poggiato sulla seduta di fronte alla sua, vuota. Stette un po’ a fissare quel posto vuoto. Poi lo scossone della partenza lo distolse da quel pensiero che l’aveva rapito, e si accorse finalmente del resto della lunga sala.

Se non fosse per l’inconfondibile rumore delle rotaie e del paesaggio che fuggiva dai finestrini a velocità costante, neanche si sarebbe reso conto di essere nella carrozza di un tram.

La cosa lo affascinava terribilmente. Il suo sguardo correva attraverso la sala, indagando i tendaggi dei finestrini, le tavole apparecchiate e, perfino, le scintillanti posate davanti a lui.

Ma non era qui solo per mangiare. Enzo cercava un ricordo. Un ricordo di molti anni or sono. Uno molto felice.


Un ricordo mai perduto

Estate, 1967.

Era un assolato pomeriggio di Agosto. Faceva fin troppo caldo e prendere il tram per tornare da lavoro, nonostante fossero le sei passate, non era impresa per tutti.

Un giovane dai capelli bruni rideva fragorosamente insieme ai suoi compagni di lavoro, per scrollarsi di dosso la fatica della giornata sulla via del ritorno. Con la fronte imperlata di sudore e la maglietta zuppa, il ragazzo decise di separarsi dai compagni per cercare refrigerio vicino a un finestrino aperto.

Proprio mentre stava per appoggiarvisi, una ragazza lo precedette. Non osò dirle nulla, per via della timidezza, per cui rimase qualche passo più indietro a spiarla. Era poco più bassa di lui, occhi nocciola, e con dei lunghi capelli bruni che splendevano al sole.

Mentre si sistemava la lunga gonna che le scendeva fin sotto le ginocchia, i loro sguardi si incrociarono per un attimo. Gli occhi azzurri di lui si persero in quelli di lei, e il viso di entrambi assunse un colore che dava sul rosso acceso.

Lui si voltò di scatto, impietrito e paonazzo in viso. D’un tratto si sentì toccare la spalla. Dolcemente. Voltandosi voleva chiederle un milione di cose: come si chiamasse, se prendesse spesso il tram, dove lavorava, se volesse uscire a cena con lui quella stessa sera… Ma alla vista dei suoi occhi, gli mancarono le parole.

L’unica cosa che riuscì a dire, se di conversazione si può parlare, fu qualcosa simile a S-scusa… I miei amici mi stanno chiamando, credo… Sorridendo sommessamente, lei gli rispose: «Be’, magari posso essere anch’io tua amica. Piacere, Eleonora.»

Un sorriso beffardo

Si era sentito così incredibilmente stupido, allora. Stava per perdere l’occasione di conoscere la donna della sua vita per la sua sciocca timidezza. Per fortuna, lei era di un’altra categoria.

Rimasero amici sì, ma per la vita. E mentre quello scanzonato gruppo di amici pian piano si divise e scomparve, il loro amore durò negli anni a seguire, immutato.

Il cameriere, nel porgergli il piatto di tartare di manzo, capì di aver interrotto un flusso di pensieri, per cui non si annunciò neanche. Enzo gli rivolse un accenno di sorriso, poi tornò a guardare fuori dal finestrino, con aria indagatoria.

Quel luogo, quella corsa, quell’atmosfera gli ricordavano ben di più di un pomeriggio d’agosto. Ma non riusciva a mettere a fuoco. Mentre gustava le tartare e le intingeva nel pesto alle erbe, finalmente si accorse degli altri commensali. E capì, dai loro sguardi sfuggenti, che anche loro lo stavano osservando.

Di certo, pensò Enzo, erano incuriositi dal fatto che fosse solo. Ma non gliene importava molto. Si appoggiò comodamente allo schienale imbottito, si asciugò i baffi, e, accarezzando con una mano il duro legno del tavolo, improvvisamente si sentì in pace.

Durante il viaggio, mentre viaggiava sull’ATMosfera di monumento in monumento per le vie di Milano, si fece largo sotto i folti baffi un sorriso quasi beffardo. E il cameriere, per quanto indaffarato, non mancò di condividere quel sorriso con lui, di portata in portata.

La fine di un viaggio

tram ristorante ATMosfera

Quasi gli dispiacque dovergli dire che la corsa stava per terminare. Ma quando gli si avvicinò per avvertirlo, Enzo lo guardò con i grandi occhi azzurri, ora fissi, lucidi, come mai aveva fatto fino a quel momento.

«Purtroppo devo annunciarle che la corsa è quasi finita.»

«Come mai è così dispiaciuto che sia finita?» gli rispose Enzo.

«La vedevo sorridente e compiaciuto. Alla fine è riuscito davvero a godersi la serata. Quasi la invidio.»

 

Sentendo queste parole, Enzo rise. Rise di gusto. Gli poggiò una mano sulla spalla e gli chiese di accompagnarlo a prendere l’impermeabile.

Mentre il cameriere lo aiutava a indossarlo, Enzo gli disse: «Scusami Andrea. L’ho fatto un’altra volta. Questo era il nostro giorno, lo sai. Ma stasera è stato diverso. Era come se fosse lì con me.»

Andrea, con gli occhi lucidi, gli rispose: «Papà, non scusarti. La vedo ogni sera anch’io. È colpa di questo posto. È la sua magia.»

Atmosfera Milano tram ristorante

INFORMAZIONI SULLA STRUTTURA

INFO

MENù

Piatti speciali: menu a base di carne, pesce e vegetariano, aggiornati periodicamente per garantire la freschezza e la stagionalità dei prodotti, sono opera di affermati chef sempre presenti a bordo.

Vini/Birre/Bevande: La carta dei vini offre la possibilità di scegliere tra etichette selezionate, che privilegiano la qualità e l’abbinamento con il cibo proposto.

SERVIZI STRUTTURA

Servizi offerti: Cena, Servizio al tavolo, Servizio alcolici

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